Sempre a fronte alta – Agnello con sapore di crasto
Come da tradizione pasqualina, il fumo delle arrostute festose, abbondanti e profumate, ha avvolto Palermo nel giorno di Pasquetta, che proprio da queste parti è considerata giornata di festa nazionale ancor prima della Festa della Repubblica.
Libagioni di Sasizza, puntine, costate, agnello, stigghiole, cacuocciuli…e chissà cos’altro ancora, lievitavano ed affondavano in quelle griglie ardenti, sparse a casaccio sull’intero territorio panormita , tanto da creare una nube di fumo , da fare invidia alla nebbia in Val Padana, con buona pace di Salvino e di Borghezio!!
Mentre il vino e la birra colavano dalla gola alla panza, per rinfrescare l’ugola, i piatti di pasta o furnu, piuttosto che di lasagne al sugo, venivano scambiati di mano in mano, – meglio dei rinomati pizzini – sopra sgargianti tavolate, affollate come le fermate degli autobus, che qua si sa, sono delle isole infelici, che per dimensioni si trasfomano in penisole, unendosi tra di loro, anche se ci sono centinaia di metri di distanza a dividerle.
Tale scenario apocalittico, invidiato tanto da Mister Chef quanto da Cannavacciuolo, poteva soltanto essere scompigliato da quei geni della lampada, della Lega Calcio, che pur di vendere l’anima ed il portafoglio al diavolo, organizzavano in contemporanea una giornata di ordinario campionato di pallone…da teletrasmettere a reti e radio unificate.
Nonostante non si lotti per lo scudetto piuttosto che per la sciampignon…U Paliemmu è Paliemmu, ed anche nella Favorita Street, per questa squadra, si fanno, da decenni, pazzie da manicomio, tanto da abbandonare financo a “tavula cunzata” per raggiungere la squadra ed assisterla in un ipotetico parto da tre punti, rincorrendo un sogno chiamato serie A
Approfittando della disputa serale e del fatto che già la panza china non richiedeva ulteriore rifornimento, in circa ventimila, i tifosi, si sono ritrovati nei pressi dello stadio, in una umida e nuvolosa serata di aprile, con un unico serio problema da risolvere.
E già perché c’erano da superari i tornelli e questa volta l’ostacolo non era rappresenato dalla mancanza di biglietto in tasca, piuttosto dall’abbondante ciavuru ri arrustu, indossato da ciascun singolo spettatore, che ha fatto impazzire tutti i cani ed i controllori a guardia dei cancelli.
Si narra di scene apocalittiche con “ciarate ripetute e prolungate di sasizza, purcidduzzu e crasto che, sembravano non fermare più i latrati dei cani e le sbavate dei gatti del circondario….e qualche controllore, sceso dalla luna, che si credeva di aver di fronte Pablo Escobar o magari Scarface…
Superato anche questo ostacolo, i ventimila si sono riversati sugli spalti per narrare le gesta finali di cassate, sfince e cannoli, che avevano salutato mentre finivano di danzare sulle tavole ancora imbandite…
Fischio d’inizio e si parte con il rotolare questa volta della palla in campo, anzicchè delle persone nei prati…
Una partita combattuta, tirata, sofferta, non in linea con le aspettative dei tifosi, che non hanno visto né gli agognati tre punti, né tiri in porta, né azioni mirabolanti…anzi sul finire si sono pure dovuti preoccupare per un paio di sortite avversarie che avrebbero significato pure la sconfitta sul campo piuttosto che…. a tavolata ( quella abbandonata a malincuore ).
La disputa con il Cosenza è così terminata zero a zero, con un pareggio che forse sa di sentenza per la squadra dello smarrito bomber Brunori, dalla quale ci si aspettava, ben altro risultato, gioco ed incontro.
E venne il tempo di tornare a casa per tutti, senza punti in mano, ma con quel diaboloco dubbio, se in fondo al frigo ci fosse ancora qualche dolcetto o scherzetto da gustare anche a sera fonda, per addolcire questo amaro lunedì di Pasqua e sicuramente cominciando a sognare un futuro più roseo per l’arrustuta del 25 o a seguire del primo maggio!!
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