Sempre a fronte alta- Ripartenza a molla
Dopo l’ennesima ripartenza del baraccone del calcio, per le note vicende interruttive dovute al già noto Covid 19, il Palermo si ripresenta ai nastri di partenza dello stadio della Favorita/Renzo Barbera, con qualche sostanziale novità, già parzialmente mostrata in terra calabra.
Innanzitutto è l’occasione per il debutto in panchina di un nuovo allenatore. Abbandonata la scelta ( tardivamente) di mastru Filippu, si è accomodato quindi Silvio Baldini.
Il ritorno di quest’ultimo, viene celebrato a distanza di qualche decennio, dalla sua prima apparizione e presenza in casa rosanero, dopo che il suo precedente avvento, fu interrotto da una burrascosa lite con l’ex patron Zamparini.
Toscanaccio di altri tempi, Baldini non ha peli sulla lingua e sa ben dosare il bastone e la carota, con tutto l’entourage che lo circonda, sia esso fatto da giocatori, dirigenti e giornalisti.
La sua recente avventura con la Carrarese gli ha regalato parecchie soddisfazioni, ma non i successi sperati e il suo ritorno a Palermo potrebbe essere una chiave di volta per la sua carriera.
Ovviamente in casa rosanero, sono i primi i tifosi ad augurarselo ed a sperare di brindare presto ai traguardi sperati.
E’ stato ceduto Almici, ma nessuno se ne è accorto ed in tal senso spetterà a Doda, Accardi e company , non farlo rimpiangere per niente.
In squadra, sono stati innestati due nuovi giocatori, rispondenti ai nomi di Mattia Felici e Samuele Damiani, due giovani promesse che come costo di acquisto, sono in linea con le tasche dell’attuale dirigenza.
Diciamo subito che Felici è anch’egli un gradito cavallo di ritorno, considerato che aveva già vestito il rosanero in un recentissimo passato, destando una buona impressione.
Si tratta di un fantasista d’attacco con una buona propensione a saltare l’uomo ed a puntare la porta. E’ reduce da una serie di fastidiosi infortuni ed ha sete di fama e di gloria.
Per quanto riguarda Damiani, è il classico regista a tutto campo, che fa delle sue invenzioni a trecento sessanta gradi, la sua arma per aprire il gioco e far ragionare la squadra. E’ stata una scelta di Baldini e la società si è mossa per accontentarlo.
Dopo il bel pareggio di Catanzaro, la squadra rosanero è quindi tornata in campo con il Monterosi e ha mostrato una certa continuità di gioco e di carattere. Tra l’altro è arrivata una vittoria che accorcia le distanze in classifica e sopratutto ha evidenziato la bontà dei due nuovi innesti, considerato che entrambi sono andati in goal.
Insomma, i tifosi sono riusciti a tornare a casa speranzosi e fiduciosi, in attesa dell’imminente derby di mercoledì prossimo con il Messina, che dovrà essere l’ennesima occasione per mostrare i muscoli e la voglia di risalire la china dopo tutte le figuracce rimediate sino ad ora.
La partita con il Monterosi, ha tra l’altro riaperto un ferita che ancora brucia nel cuore degli aficionados rosanero, considerato che in tribuna, adeguatamente scortato, si è presentato tale Fabrizio Lucchesi, attuale dirigente della società della Tuscia, che fu uno degli artefici unitamente alla Arkus Network, del fallimento della società dopo l’era Zamparini.
Il pubblico l’ha salutato con cori e fischi, ma gli ha risparmiato il lancio di meritate uova e pomodori. Peccato, ma forse meglio così.
Nulla si muove, almeno apparentemente, sul fronte societario e quella che era stata annunciata, nello scorso dicembre, come una svolta per la cessione delle azioni, è tornata ad essere una pia illusione a cui forse non credono nemmeno più i diretti interessati.
Pertanto – ed è questo che più dovrebbe preoccupare, – ci si muove con prestiti gratuiti e ricerca di giocatori in cerca di riscatto, che non assicureranno mai un futuro a lungo termine che possa significare anche una strategica pianificazione come fatto in altre piazze.
Ma come si suol dire a …Budapest….Chista è a zita !!!
Non resta che sperare nell’eventuale miracolo dei play-off per abbandonare questa maledetta categoria e pertanto la cosa più sensata da fare è quella di remare tutti nella stessa direzione, sperando che, chi scenderà di volta in volta, in campo, si ricordi che il calcio non è solo un gioco o un bancomat da cui attingere, bensì una passione tramandata con sacrificio e dedizione, aldilà dei risultati o delle sensazioni, proprio come insegnano quei drappelli di impareggiabili romantici che seguono la squadra ovunque, comunque e sempre.
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