TEMPO AL TEMPO

Articolo di Dario Romano

Uno scudetto con la Berretti, poi il doppio salto fino alla Serie A.

Inizia bene per STELLONE la carriera di allenatore.

Promette altrettanto, eccome.

La moda degli ex giocatori passati alla panchina impera e Guardiola ne è l’Imperatore.

Con eserciti imbattibili che ha reso vulnerabili: per me il catalano giù dalla torre.

Chi ha giocato a centrocampo continua un percorso già provato gara dopo gara: da allenatore in campo fino a bordocampo il passo è breve.

STELLONE no.

Ex attaccante: il top a Napoli, il flop in granata.

Non proprio carrettate di goals ma quasi.

Quanto a raccogliere, un’altra roba.

E Roberto ha imparato che il calcio si gioca senza fronzoli: il portiere che la passa al centrale, da questi al terzino che avanza palla al piede, quindi lo scambio col mediano e da qui o la verticalizzazione o il lancio del laterale che dal fondo crossa a centro area.

Easy: semplice, efficace e tremendamente calcistico.

Il possesso palla ragionato, non fine a se stesso.

Con un Corini o un Liverani al posto di Jajalo IL CALCIO e basta.

Bari, Cesena, Venezia, Frosinone, Crotone e di nuovo i lagunari.

Appena tre reti subite e sei realizzate in altrettante gare (3 vittorie e 3 pareggi) al Barbera.

Soprattutto la sensazione che ti accompagna per tutto il corso del match: col PALERMO DI STELLONE il tempo sembra dilatarsi.

La seconda frazione pare incorpori 90 minuti, come se il primo tempo non fosse esistito.

È la ricerca del punto debole accoppiata alla calma del più forte.

Posso pareggiarla ma provo a vincerla, fino all’ultimo.

Uomo in meno poco importa: tre difensori e l’obiettivo sempre la porta.

E nel finale il colpo di scena, come nei film.

La partita DURA DI PIU’: non è spettacolare