L’insostenibile pesantezza dell’essere

Articolo di Dario Romano.
Quando viene nominato un nuovo allenatore è come essere invitati ad un matrimonio: il tuo.
Perché sarà lui a decidere delle sorti del tuo club in campo.
Sarà un sodalizio tutto all’attacco o da catenaccio? Fantasia o noia mortale?
Può durare poche settimane, puoi convolare a nozze più volte nel giro di pochi mesi o addirittura prolungare il connubio per un anno intero.
Cosa rara, da queste parti.
La perseveranza: così diabolica.
I peggiori li fa durare più a lungo.
Con te, caro Mister X, mi sento come quelle donne prese a sberle di settimana in settimana.
Quelle che poi si sentono dire: ‘scusa, è colpa mia, non lo faccio più’.
Il preludio a nuove mazzate.
Che poi ad avercela con te non ci riesco proprio.
Quando ti sento urlare “È TROPPO IMPORTANTE!!!” al nostro capitano, quando vedo quella tua faccia da bravo cristiano, ho pensato anche di volerti bene.
Ma è tutto così pesante: per te e per me.
Sarebbe bello vederti felice per davvero, almeno una volta.
Perché non ti ho mai visto sorridere, se non per circostanze occasionali.
Le occasioni, invece, le stai sprecando tutte.
Hai messo il segno X dove 2 ed 1 erano già cosa fatta.
Poi abbassi lo sguardo davanti le telecamere e sembri il monello che aspetta di finire dietro la lavagna.
Troppi riflettori, troppe attenzioni, troppe pressioni.
È così pesante, eppure il calcio è così semplice…
Basta mettersi davanti una lavagna.
I corner a casaccio, i cross per un centravanti che non c’è, l’iniziativa regalata agli avversari fino alla nostra area, il piede caldo in naftalina a tenere calda la panchina.
Sono le occasioni a fare le rivoluzioni.
Ti prego, Mister, non picchiarmi più.
Hai la mano pesante.
Dario Romano

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