Quanto Contano I Tifosi Nel Calcio Moderno??
Supporto emotivo e sportivo a parte, quanto contano i tifosi? Il calcio moderno ha davvero demolito l’importanza economica dei tifosi, oppure no?
I tifosi sono nati con il calcio, sono il calcio. La passione, le coreografie, la forza che è in grado di dare il dodicesimo uomo dagli spalti non ha eguali. Il fans club rappresenta, per una società sportiva, il primo termometro economico e sportivo per capire se la stagione è andata secondo le aspettative o meno. I tifosi sono, in tutto e per tutto, degli stakeholders di riferimento per la società di calcio. Gli abbonamenti, i ticket venduti alle biglietterie nonché il merchandising e la fetta relativa dei diritti tv, rappresentano insieme un valido ammonimento, per le società sportive, di tenere sempre presente che, al di là degli interessi economici in gioco, i tifosi sono e saranno sempre importantissimi.
Sebbene vi siano differenze vere fra i semplici abbonati/spettatori (supporters) e gli ultras, queste figure costituiscono insieme il fans club di una tifoseria. Prima dello sviluppo delle pay-tv e del c.d. calcio moderno, le società sportive di calcio basavano gran parte della loro attività economica-sportiva proprio sul contributo dei tifosi, attraverso abbonamento e biglietti principalmente. Oggi non è più così, visto che le società di calcio, soprattutto quelle italiane, sono diventate pay-tv dipendenti e i loro bilanci ne sono una dimostrazione. Ma oggi la domanda che ci poniamo è: nel calcio moderno, i tifosi contano ancora qualcosa da un punto di vista economico oppure no?
Iniziamo col dire che le vendite ai botteghini e gli abbonamenti rientrano fra le c.d. “entrate da gare”, ovvero appunto gli incassi relativi ai match giocati. Vi è da tenere presente comunque che non tutte le voci appartenenti a questa sezione sono entrate dirette dal botteghino o dalla campagna abbonamenti; infatti i c.d. partecipation bonus, ovvero i contributi che ad esempio la UEFA versa nelle casse delle società che partecipano alle competizioni europee, rientrano in questa voce. Prendiamo in considerazione due esempi, quello della Roma e quello del Palermo. Nel bilancio del 2016-2017 dell’A.S. Roma, le c.d. entrate da gare costituivano il 20% dell’intero fatturato in entrata, per un totale di 35,2 milioni di euro, a fronte di un 60% di introiti derivanti dalle pay-tv (rapporto 1 a 3).La Roma, nelle ultime stagioni, nonostante le plusvalenze ed alcuni problemi di organico, ha mantenuto sempre le prime posizioni delle graduatoria, anche grazie all’apporto dei tifosi della Curva Sud romanista e degli altri settori dello stadio Olimpico, i quali non hanno mai fatto mancare il loro appoggio.
Se paragoniamo il fatturato sopra proposto della Roma, al fatturato del Palermo nella stagione 2015-2016, il distacco risulta enorme visto che le entrate da gare del Palermo costituiscono solo il 6% dell’intero fatturato in entrata, a fronte del 63% del fatturato costituito dalle entrate da pay-tv (un rapporto quindi di 10 a 1). Pur essendo vero che è impossibile paragonare i bilanci di queste due società e per tutta una serie di valutazioni, tutto ciò fa capire che, nonostante tutto, mantenere un rapporto più o meno positivo fra società e tifosi può portare, nelle casse di una società sportiva, soldi importanti da investire nel settore giovanile o perchè no nella stessa campagna acquisti. E’ indubbio infatti che le frizioni fra la società di Viale del Fante e parte della tifoseria rosanero condizionano da anni gli ingressi allo stadio Barbera. Le pessime prestazioni delle ultime stagioni hanno allontanato parte della tifoseria dallo stadio. Siamo passati da un Olimpico rosanero in quel di Roma per la finale di Coppa Italia, a vedere un Renzo Barbera praticamente deserto, con una media ingressi inferiore a 10 mila spettatori per partita. Tutto ciò dimostra che, nonostante il calcio moderno e nonostante le pay-tv, i tifosi possono contare ancora qualcosa nel mondo del calcio, anche se dal punto di vista meramente emotivo rispetto a quello economico. Le società sportive infatti, ad oggi, sono pay-tv dipendenti e lo dimostrano i bilanci. Gli incassi dai diritti televisivi costituiscono, in media, il 60% del fatturato delle suddette società.
Insomma, con l’aumentare dei costi e del prezzo dei cartellini dei giocatori, il tifoso viene sempre di più messo da parte rispetto ai grandi interessi economici del calcio moderno anche se continua ad avere una certa importanza non solo in termini emotivi ma anche economici. Con l’idea dei biglietti a 2 euro ad esempio, il Palermo ha cercato di far rinascere un minimo di entusiasmo in un ambiente spento e depresso per le ultime stagioni sportive. Tuttavia non basta un calo dei prezzi per far tornare la passione allo stadio. Servono risultati, politiche aziendali serie e la prosecuzione, a lungo termine, di un progetto sportivo che porti risultati. I tifosi non chiedono la luna, chiedono solo di essere rispettati. In conclusione, alla domanda che ci siamo posti inizialmente rispondiamo si. Sta a vedere se, nel futuro prossimo, il calcio continuerà ad infarcirsi di soldi a tal punto che i tifosi smetteranno di contare qualcosa agli occhi delle società sportive. In questo senso mi sento di esprimere un monito: puoi proporre il migliore spettacolo del mondo, ma senza spettatori a guardarlo rimanere un opera d’arte dalla bellezza fine a se stessa.
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